Il nuovo piano europeo per una industria a zero emissioni: la competitività orientata alla neutralità climatica

di Veronica Verzulli

Il 1° febbraio scorso, la Commissione UE ha presentato il piano ‘A Green Deal Industrial Plan for the Net-Zero Age’ finalizzato ad accelerare la conversione green dell’industria europea verso emissioni nette zero. Il nuovo piano industriale rappresenta un altro tassello della politica verde europea, integrando i propositi dell’European Green Deal e del piano RepowerEu per imprimere un cambio di passo decisivo al cambiamento climatico.

Lo scopo peculiare del piano è quello di migliorare la competitività dell’industria europea a zero emissioni e sostenere la rapida transizione verso la neutralità climatica, favorendo la capacità produttiva europea sulle tecnologie e sui prodotti “net-zero”. Il fulcro dell’iniziativa è dunque il rafforzamento della competitività europea attraverso la promozione della capacità di sviluppare e produrre le c.d. tecnologie pulite. I tempi paiono propizi se si tiene conto che, secondo l’International Energy Agency, il mercato globale delle tecnologie energetiche pulite prodotte in serie varrà circa 650 miliardi di dollari all’anno entro il 2030 (ossia, circa 600 miliardi di euro), più di tre volte il livello attuale. Inoltre, i posti di lavoro correlati alla produzione di energia potrebbero più che raddoppiare nello stesso periodo di tempo.

Rispetto ai contenuti del piano, essi ruotano attorno a quattro pilastri: 1) contesto normativo prevedibile e semplificato; 2) accesso rapido ai finanziamenti; 3) miglioramento delle competenze; 4) commercio aperto per le catene di approvvigionamento resilienti.

Tra le iniziative che discenderanno dal primo pilastro, si annovera la proposta di un atto normativo (‘Net-Zero Industry Act’) che tratteggerà un quadro regolatorio per attuare gli obiettivi dell’industria a zero emissioni. La promessa della Commissione è soprattutto quella di garantire autorizzazioni rapide e semplificate e di promuovere progetti strategici per la conversione industriale. Questo quadro sarà integrato su due versanti: da una parte, sarà adottata una normativa sulle materie prime critiche, allo scopo di assicurare l’accesso sufficiente ai materiali essenziali per la produzione delle tecnologie chiave; dall’altra, sarà avviata la riforma strutturale del mercato dell’energia elettrica per promuovere il risparmio dei consumatori sull’uso delle energie rinnovabili.

Il secondo pilastro promuoverà i finanziamenti pubblici per “sbloccare” i finanziamenti privati che concorrono alla transizione green. In altre parole, sarà più facile per gli Stati membri concedere aiuti. A tal proposito, gli Stati saranno consultati dalla Commissione per valutare la revisione del ‘Quadro temporaneo sugli aiuti di Stato in caso di crisi e transizione’ e, parallelamente, sarà rivisto il regolamento generale di esenzione per categoria. Quest’ultima modifica aumenterà le soglie di notifica per il sostegno agli investimenti green. Saranno poi agevolati e rivisti i finanziamenti a valere sui fondi UE (in particolare, REPowerEU, InvestEU e Fondo per l’innovazione), ai quali dovrebbe aggiungersi un ‘Fondo per la sovranità europea’.

Il terzo pilastro del piano prevede la promozione delle competenze per una transizione verde incentrata sulle persone. Tra le iniziative ivi previste, il Legislatore europeo proporrà l’istituzione di una ‘Academy per l’industria a zero emissioni’ e promuoverà l’allineamento dei finanziamenti pubblico-privati per lo sviluppo delle competenze.

Infine e in parallelo, la transizione verde sarà perseguita attraverso la cooperazione globale, ossia mediante la rete di accordi di libero scambio e le ulteriori forme di cooperazione con gli Stati partner. In questo ambito, spicca la proposta di creare un ‘Club delle materie prime critiche’ finalizzato a «riunire i “consumatori” di materie prime e i paesi ricchi di risorse per garantire la sicurezza dell’approvvigionamento a livello mondiale attraverso una base industriale competitiva e diversificata». Sul tavolo, anche la proposta di creare partenariati industriali per tecnologie pulite e zero emissioni nette, nonché le azioni volte a contrastare le pratiche di commercio sleale nel settore delle energie pulite. Il Legislatore europeo punta, dunque, a orientare il gioco competitivo delle imprese per creare nuovi mercati sostenibili, affrontando le esternalità sociali (tra tutti, i rischi occupazionali) e le pratiche commerciali scorrette che minano la leale competizione. L’assunto con cui è introdotto il piano suona come uno slogan particolarmente indicativo della visuale adottata dall’Unione europea: coloro che oggi investono per primi e più velocemente si assicureranno un posto in questa nuova economia e si troveranno in una posizione privilegiata per supportare altre parti del mondo a decarbonizzare le proprie economie.