Intervista a Enzo De Fusco, consulente del lavoro e fondatore della “De Fusco Labour&Legal”

I consulenti del lavoro tastano da vicino le esigenze delle imprese in questo contesto di transizione verde e digitale. Le imprese sono infatti impegnate nel ripensamento dei propri assetti organizzativi per innovare la produzione e l’organizzazione del lavoro. Quali sono le esigenze espresse dalle imprese in relazione agli adempimenti lavoristici e ambientali? Come si potrebbero semplificare gli adempimenti burocratici, coniugando la semplificazione con il preservamento di livelli alti di tutela?

La transizione ecologica e la transizione digitale sono i principi cardine cui l’UE si è ispirata per rilanciare crescita e competitività nell’era post Covid. La crescente attenzione per ambiente e sicurezza dei lavoratori introduce requisiti cogenti per le Imprese che impattano sulla qualità dei prodotti e dei processi imponendo restrizioni all’uso di determinati elementi, riduzioni di emissioni, la progettazione di nuovi prodotti meno inquinanti ed impedendo le lavorazioni ritenute rischiose. Il PNRR ha come obiettivo la transizione verso un’economia verde e circolare, climaticamente neutra e digitale, atta a rendere le imprese più sostenibili e competitive. Entro il 2030, aziende e pubblica amministrazione avranno sempre più necessità di assumere lavoratori con competenze green (il Sustainability Manager/l’Environmental Manager/l’HSE). Sta cambiando il paradigma del fare Impresa, l’innovazione si fonde con la transizione sostenibile. Sempre più sentita l’esigenza di avviare piani di politica industriale che incentivino gli investimenti in tal senso, includendo aspetti come formazione e competenze di tipo tecnico, gestionale e di networking, per poter interconnettere opportunamente tutte le realtà che si confrontano con le logiche della sostenibilità. Diventano, quindi, determinanti per le Aziende la capacità del management, la disponibilità di risorse specializzate, il supporto da parte delle istituzioni e l’efficacia dei sistemi di gestione. La rivoluzione digitale sta favorendo la creazione di nuovi modelli aziendali e consente lo sviluppo di soluzioni energetiche intelligenti. Incorporare i fattori ESG nella strategia aziendale è, sempre più, una priorità ineludibile. La trasformazione digitale rappresenta, quindi, anche un prerequisito strategico aziendale. Le imprese, inoltre, per competere hanno bisogno di poter contare su una macchina pubblica efficiente. Gli investimenti richiesti dalla transizione ecologica si scontrano con un quadro regolatorio complesso, adempimenti onerosi e ritardi nella digitalizzazione della PA. A pratiche smart ne vengono affiancate altrettante non digitalizzate anche all’interno della stessa regione. Si pensi al Settore Moda, ove la produzione viene rallentata dalle lunghe tempistiche per l’ottenimento dell’autorizzazione unica ambientale. L’impossibilità di raggiungere una standardizzazione della piattaforma SUAP si riflette anche sulla conseguente diversità di procedure e moduli, con la conseguenza della difficoltà di ottenere l’AUA. Una volta terminata la produzione, gli scarti sono trattati come rifiuto anziché essere reinseriti nel ciclo produttivo come richiederebbe la green economy. In conclusione, transizione ecologica e burocratica sono due aspetti complementari. Perché si realizzi la prima bisogna eliminare i rallentamenti che bloccano investimenti e procedure, far interagire le piattaforme informatiche e standardizzare e digitalizzare le procedure burocratiche ed amministrative. Ciò consentirebbe, in definitiva, una significativa riduzione dei costi e dei tempi dei procedimenti, oltre ad una uniformazione del sistema in grado di rassicurare e conferire certezza alle imprese.