“Bene la semplificazione degli obblighi di informazione in capo al datore di lavoro”: l’intervista ad Agostino Di Maio, Direttore Generale Assolavoro

La legge di conversione del decreto Lavoro (l. n. 85/2023) ha rafforzato le misure finalizzate all’impiego più flessibile del contratto a tempo determinato, incentivando al contempo l’impiego della somministrazione del lavoro per i soggetti più vulnerabili. Ritiene che queste misure di “flessibilità” in entrata nel mercato del lavoro riescano a stimolare i livelli occupazionali senza compromettere la stabilità occupazionale?

Guardiamo positivamente all’apertura nei confronti della flessibilità, soprattutto se “buona” e tutelata, come veicolo di ingresso e permanenza nel mercato del lavoro. Infatti, pur non essendo previsto un regime ad hoc per la somministrazione per i soggetti fragili, sono proprio le platee più vulnerabili e potenzialmente a rischio di esclusione a beneficiare maggiormente della presenza di un intermediario che le accompagni nel proprio percorso professionale, nelle cosiddette “transizioni” da non lavoro a lavoro e da un’occasione lavorativa ad un’altra. Lo dicono chiaramente anche i numeri: un’ampia indagine condotta dall’Università Roma Tre su dati del Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali conferma che i lavoratori precedentemente impiegati con contratti in somministrazione in seguito ad una eventuale cessazione hanno probabilità molto elevate di essere reimpiegati con altro contratto (83%), superiori rispetto ai lavoratori direttamente assunti dall’azienda (67%). Anche focalizzandosi sulla componente giovane del mercato del lavoro, in Italia storicamente penalizzata in termini di partecipazione, osserviamo come l’esperienza della somministrazione rappresenti un plus: i ragazzi fino ai 29 anni che sperimentano una esperienza di lavoro tramite agenzia mostrano una maggior probabilità di rimanere impiegati rispetto ai lavoratori non transitati per la somministrazione a parità di caratteristiche individuali (+6,8%); in un’ottica di lungo periodo, inoltre, l’effetto positivo emerge anche nella maggior probabilità di essere impiegati con un contratto a tempo indeterminato (+3,9%). La somministrazione di lavoro, proprio grazie all’affiancamento dell’Agenzia che conosce la domanda espressa dal mercato e che può indirizzare sulla base di questa l’eventuale intervento formativo sulla persona per adeguarne le competenze, mostra quindi diversi vantaggi rispetto al lavoro direttamente subordinato, accrescendo la probabilità di ingresso nel mercato del lavoro e di rioccupazione, la continuità dei percorsi lavorativi e la persistenza nel mercato del lavoro.

Tra le misure più dibattute, il decreto Lavoro, convertito in legge, ha semplificato gli obblighi di informazione e pubblicazione in capo al datore di lavoro (o al committente) in favore dei lavoratori. In sostanza, rispetto a molti istituti contrattuali, l’adempimento dell’obbligo si esaurisce nel rinvio alle relative norme di legge e alle disposizioni pertinenti dei contratti collettivi applicati. A suo avviso, siamo di fronte ad una misura di semplificazione o di deregolazione, a discapito dei lavoratori?

Siamo di fronte ad una positiva semplificazione che non solo interviene in aderenza al principio di trasparenza sancito dalla Direttiva Europea in materia, ma garantisce ai lavoratori una maggiore uniformità delle informazioni contrattuali relative al rapporto di lavoro ed al contempo l’aggiornamento immediato della disciplina applicabile, quindi anche una maggiore certezza e chiarezza delle condizioni contrattuali. Il rinvio alle norme di legge e alle disposizioni contrattuali ha infatti permesso di superare la farraginosa produzione delle fonti legislative che finiva per appesantire l’informazione da rendere al lavoratore, confondendolo e allontanandolo da una completa ed effettiva comprensione dei diritti spettanti. Situazione che ad esempio si è verificata rispetto ai congedi retribuiti dove al datore di lavoro veniva richiesto non solo di indicare le norme di riferimento ma anche di informare il lavoratore su come tali istituti si esercitano nel concreto nel rapporto tra le parti conducendo alla produzione di veri e propri tomi giuridici.