di Veronica Verzulli
Il 28 aprile scorso, come di consueto, è stata celebrata la ‘Giornata mondiale per la sicurezza e la salute sul lavoro’ promossa dall’Organizzazione Internazionale del Lavoro (OIL).
L’evento di celebrazione è stato dedicato all’ambiente di lavoro sano e sicuro, che nel 2022 è stato elevato a principio e diritto fondamentale del lavoro (c.d. core labour standard) in seno alla Conferenza internazionale del lavoro. I diritti fondamentali del lavoro devono essere rispettati da tutti gli Stati membri dell’OIL, a prescindere dalla ratifica delle pertinenti Convenzioni approvate dall’Organizzazione. Il nuovo status di diritto fondamentale, inoltre, comporta che le Convenzioni OIL in materia di salute e sicurezza sul lavoro (SSL) sono considerate a loro volta “fondamentali”: si tratta della Convenzione sulla salute e sicurezza sul lavoro del 1981 (n. 155) e della Convenzione quadro promozionale per la sicurezza e la salute sul lavoro del 2006 (n. 187).
In occasione della Giornata, l’OIL ha pubblicato il rapporto ‘Implementing a safe and healthy working environment: Where are we now?’, che fornisce una panoramica sullo stato di attuazione globale di alcune delle principali disposizioni contenute nelle Convenzioni fondamentali n. 155 e n. 187. In linea generale, il documento mostra che, a marzo 2023, la Convenzione n. 155 è stata ratificata da 76 Paesi (41% degli Stati membri), mentre la Convenzione n. 187 è stata ratificata da 59 Paesi (32% degli Stati membri). Inoltre, solo 39 Paesi (il 21% degli Stati membri) hanno ratificato entrambe le Convenzioni.
Rispetto all’attuazione delle principali disposizioni contenute nelle Convenzioni, quasi tutti gli Stati membri dell’OIL hanno istituito un’autorità o un organismo responsabile della salute e sicurezza sul lavoro, nel rispetto della Convenzione n. 187: l’87% di questi organismi è ospitato presso il Ministero del Lavoro del rispettivo Stato membro. Negli altri casi, questi organismi sono incardinati nei Ministeri degli Affari Sociali, della Salute o dello Sviluppo Economico.
Anche il dialogo istituzionale con le parti sociali mostra una robusta diffusione. La maggior parte degli Stati membri (79%) dispone di un organismo nazionale tripartito per la salute e sicurezza sul lavoro, come previsto dalla stessa Convenzione. Sulla base dei gruppi di Paesi suddivisi per livelli di reddito, la quota più alta di organismi tripartiti è stata riscontrata nei Paesi ad alto reddito (85%), seguiti dai Paesi a reddito medio-basso (83%), medio-alto (72%) e basso (70%).
Nel rispetto della Convenzione n. 155, soltanto il quadro giuridico di 129 Stati membri (ossia, il 68% dei Paesi) prevede il diritto per i lavoratori di allontanarsi da una situazione lavorativa pericolosa senza il rischio di incorrere in conseguenze negative. Questa percentuale risente delle scarse tutele nei Paesi che non hanno ratificato la Convenzione: tra questi, infatti, soltanto il 61% sancisce questo diritto. A livello di reddito, la carenza di tutela è registrata soprattutto nei Paesi a reddito medio-basso e basso, in particolare in Asia meridionale.
Questa dinamica è replicata anche rispetto alla possibilità di istituire organismi paritetici con competenza sulla salute e sicurezza all’interno dei luoghi di lavoro, come promosso da entrambe le Convenzioni. In linea generale, circa il 73% degli Stati membri prevede disposizioni legislative per l’istituzione di comitati e organismi per la SSL sul posto di lavoro. Tuttavia, se la percentuale si attesta all’80% nei Paesi che hanno ratificato la Convenzione n. 155, questa scende al 68% tra quelli che non l’hanno ratificata. A risentirne, sono soprattutto i Paesi a reddito basso.
Continua ad essere bassa, inoltre, la media percentuale dei Paesi che hanno elaborato una policy in materia di salute e sicurezza sul lavoro, ferma al 47% (88 Stati membri su 187). Per policy nazionale si intende un’azione specifica e deliberata adottata da un Governo o da un ente pubblico, in consultazione con le parti sociali, per adempiere al proprio mandato in materia di SSL. Di nuovo, le percentuali più basse si concentrano nei Paesi più poveri e nei Paesi che non hanno ratificato le Convenzioni OIL. L’Europa, insieme all’Asia centrale, si pone al di sopra della media: il 57% dei Paesi europei ha infatti adottato una policy in materia.
La situazione peggiora in relazione all’adozione di un programma nazionale sulla SSL, ossia una strategia operativa a medio termine per migliorare i risultati di salute e sicurezza sul lavoro. In particolare, dei 187 Stati membri, solo il 34% dispone di un programma nazionale aggiornato, come dispone la Convenzione n. 187. Di questi 63 Paesi, l’83% dispone anche di una policy nazionale dedicata. Di nuovo, le percentuali più alte si registrano in Europa e in Asia centrale (47%) mentre la situazione peggiore si riscontra nei Paesi con i redditi più bassi.
Dati più confortanti riguardano l’istituzione di un sistema nazionale per la registrazione e la notifica degli infortuni e delle malattie professionali, come previsto da entrambe le Convenzioni. I dati raccolti hanno rivelato che oltre il 90% dei 187 Stati membri dell’OIL ha provveduto ad istituire un sistema di segnalazione. Tuttavia, il rapporto sottolinea che l’analisi ha preso in considerazione solo l’esistenza di un sistema di segnalazione, e non la sua qualità. Non tutti i sistemi sono infatti in linea con gli standard internazionali del lavoro, mentre alcuni non consentono di monitorare tutte le categorie di lavoratori.
Ulteriore criticità emersa riguarda il fatto che, negli ultimi cinque anni, soltanto il 41% degli Stati dotati di un sistema di segnalazione ha fornito i dati sugli infortuni e le malattie professionali all’OIL, allo scopo di implementare la banca dati ILOSTAT. Addirittura, il 47% di questi Stati non comunica i dati all’OIL da quindici anni. Anche in questo caso, l’Europa e l’Asia centrale sono le regioni più virtuose, dove il 60% degli Stati hanno condiviso i dati nazionali con l’Organizzazione.
Il bilancio è dunque a luci e ombre. Risultati positivi sono stati ottenuti sul versante del dialogo tra istituzioni e parti sociali e rispetto alla istituzione di organismi in materia di SSL nei luoghi di lavoro. Positiva è anche l’ampia percentuale degli Stati che prevedono il diritto dei lavoratori di allontanarsi in caso di pericolo sul posto di lavoro. Tuttavia, i dati mostrano che molte delle azioni cruciali in materia di salute e sicurezza sul lavoro previste dalle Convenzioni OIL, come l’istituzione di una policy e di un programma nazionale, non sono pienamente attuate dagli Stati membri. Forti differenze, soprattutto, si registrano in base ai livelli di reddito dei Paesi e a seconda della ratifica o meno delle Convenzioni OIL. Tra questi, gli Stati dell’Europa e dell’Asia centrale sono i più virtuosi, mentre quelli africani e arabi e dell’Asia meridionale presentano importanti lacune attuative.