“Intervenire sugli strumenti informatici per consentire l’incontro tra domanda ed offerta di lavoro”: l’intervista a Enzo De Fusco, Consulente del lavoro e Fondatore della “De Fusco Labour&Legal”

Il decreto Lavoro, convertito in legge, prevede una serie di misure di politica attiva destinate alle fasce più povere della popolazione, in particolare alle persone che percepiranno il nuovo Assegno di inclusione. Ci può illustrare le novità in materia? Ritiene che queste misure, almeno sulla carta, riescano a creare un raccordo efficace tra politiche attive e passive del lavoro?

I nuclei familiari beneficiari dell’Assegno di inclusione sono tenuti ad aderire ad un percorso personalizzato di inclusione sociale e lavorativa. Il percorso viene definito nell’ambito di uno o più progetti finalizzati a identificare i bisogni del nucleo familiare nel suo complesso e dei singoli componenti. Il patto di servizio personalizzato è sottoscritto dai componenti del nucleo familiare, di età compresa tra 18 e 59 anni attivabili al lavoro che vengono avviati ai centri per l’impiego.

Il patto di servizio personalizzato può prevedere l’adesione ai percorsi formativi previsti dal Programma nazionale per la Garanzia di occupabilità dei Lavoratori (GOL). Il patto di servizio personalizzato è sottoscritto entro sessanta giorni dall’avvio dei componenti al centro per l’impiego ovvero presso i soggetti accreditati ai servizi per il lavoro.

Nell’ambito del percorso personalizzato può essere previsto l’impegno alla partecipazione a progetti utili alla collettività, a titolarità dei comuni o di altre amministrazioni pubbliche a tale fine convenzionate con i comuni, in ambito culturale, sociale, artistico, ambientale, formativo e di tutela dei beni comuni, da svolgere presso il comune di residenza, compatibilmente con le altre attività del beneficiario.

Sarà poi attiva una piattaforma digitale dedicata ai beneficiari dell’Assegno all’interno della quale questi soggetti potranno accedono a informazioni e proposte su offerte di lavoro, corsi di formazione, tirocini di orientamento e formazione, progetti utili alla collettività e altri strumenti di politica attiva del lavoro adeguati alle proprie caratteristiche e competenze, nonché a informazioni sullo stato di erogazione del  beneficio e sulle attività previste dal patto di servizio personalizzato e dal patto per l’inclusione.

Le misure disegnate dal legislatore sono certamente un cambio di passo rispetto alle precedenti misure e rappresentano certamente un buon raccordo fra politiche attive e passive, ma per comprendere se il sistema potrà effettivamente funzionare bisognerà intervenire sugli strumenti informatici affinché consentano l’incontro tra domanda ed offerta di lavoro nella maniera più capillare possibile, evitando dispersioni.

La legge di conversione conferma l’impiego della leva incentivale su diversi fronti. Pensiamo agli incentivi introdotti per l’assunzione dei percettori dell’Assegno di Inclusione, dei giovani NEET e delle persone con disabilità. Oppure, all’innalzamento della soglia dei fringe benefits oggetto di detassazione, nel caso in cui queste misure di welfare aziendale siano destinate ai lavoratori dipendenti con figli a carico. Ritiene che queste misure di impiego della leva fiscale riescano a sortire gli effetti economico-sociali perseguiti, in termini occupazionali e di innalzamento del potere di acquisto dei lavoratori?

R. È bene considerare l’ambito di operatività delle previsioni introdotte. Per quanto riguarda le misure volte a favorire l’occupazione, si tratta di misure che interessano particolari categorie che, attraverso i nuovi strumenti, certamente potranno avere maggiori opportunità d’impiego rispetto al passato, ma è necessario adottare misure maggiormente incentivanti e strutturali per le imprese.

Sulle misure di welfare aziendale possono concorrere certamente innalzare il potere di acquisto dei lavoratori, ma gli effetti riguardano solo una parte della popolazione lavorativa e solo le imprese dove sono presenti misure di welfare aziendale.

Tra le novità che hanno raccolto maggiore consenso, la legge di conversione del decreto Lavoro ha previsto alcune agevolazioni per le donne vittime di violenza. Oltre alla possibilità di costituire un nucleo familiare indipendente, saranno istituiti percorsi personalizzati di reinserimento lavorativo a loro beneficio. Può illustrarci la misura e le sue prospettive attuative?

R. I componenti del nucleo familiare inseriti nei percorsi di protezione relativi alla violenza di genere possono richiedere volontariamente l’adesione a un percorso personalizzato di accompagnamento all’inserimento lavorativo o all’inclusione sociale.

Il sistema è lo stesso già descritto per i percettori dell’assegno di inclusione e prevede un percorso personalizzato di inclusione sociale e lavorativa, che parte da una valutazione multidisciplinare dei bisogni del nucleo familiare.

Questa valutazione potrà esser adottata da un’équipe multidisciplinare definita dal servizio sociale coinvolgendo operatori afferenti alla rete dei servizi territoriali, con particolare riferimento ai servizi per l’impiego, la formazione, le politiche abitative, la tutela della salute e l’istruzione.